domenica, febbraio 17, 2013

"Georgia, viaggio nel cuore del Caucaso" di Maura Morandi

Con introduzione del Maestro Gianluca Marcianò, Direttore Musicale e Principale del Teatro Nazionale dell'Opera e Balletto di Tbilisi. Edizioni Polaris 2013 www.polaris-ed.it .


giovedì, maggio 28, 2009

Esercitazioni NATO in Georgia e ripercussioni a livello regionale.

Da Tbilisi, scrive Maura Morandi*

All’inizio di maggio sono iniziate in Georgia le esercitazioni militari dell’Alleanza Atlantica, in un momento politicamente difficile per il Paese. Da una parte, infatti, continuano ormai da oltre sei settimane le proteste da parte dell’opposizione contro il presidente Mikheil Saakashvili, dall’altra l’annunciato addestramento militare ha provocato una dura reazione da parte russa. 

Una ventina di Paesi membri e partner della NATO avevano annunciato inizialmente la loro partecipazione all’addestramento, che si svolge in Georgia dal 6 maggio al primo giugno. Pochi giorni prima dell’avvio delle esercitazioni, tuttavia, Kazakistan, Armenia, Repubblica Ceca, Moldavia, Serbia e due paesi membri NATO, Estonia e Lettonia, si sono ritirati. Gli stati partecipanti, oltre alla Georgia, sono rimasti 13: insieme a 9 Paesi NATO – Albania, Canada, Croazia, Grecia, Ungheria, Spagna, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti – anche 4 partner – Azerbaijan, Bosnia Erzegovina, Macedonia ed Ucraina – hanno inviato a Tbilisi oltre 300 soldati, ai quali si sono aggiunti circa 700 militari georgiani. 

La serie di esercitazioni “Cooperative Longbow-Lancer” sono organizzate ogni anno nell’ambito dei tre programmi NATO “Partnership for Peace” (Partenariato per la pace), “Mediterranean Dialogue” (Dialogo mediterraneo) e “Istanbul Cooperation Initiative” (Iniziativa di cooperazione di Istanbul), con lo scopo di migliorare la inter-operatività tra l’Alleanza Atlantica ed i suoi partner. Le precedenti tre edizioni delle esercitazioni militari si sono tenute in Moldavia, Albania e Armenia. 

L’addestramento in Georgia si divide in due fasi. Il “Cooperative Longbow 2009” è un’esercitazione che si focalizza sulle procedure delle brigate multinazionali, per migliorare la cooperazione tra NATO e Paesi partner nelle operazioni militari di risposta alle crisi. Questa prima fase si è tenuta dall’11 al 19 maggio presso la base militare di Vaziani, a circa 30 chilometri dalla capitale Tbilisi. Durante il conflitto dello scorso agosto, la base di Vaziani era stata obiettivo di ripetuti bombardamenti da parte delle forze aeree russe. La seconda fase è costituita dal “Cooperative Lancer 2009”, un training che si svolge attraverso simulazioni pratiche, che si concluderà il primo giugno. 

Sebbene la pianificazione delle esercitazioni fosse iniziata oltre un anno fa, la Russia ha fermamente condannato l’addestramento NATO in Georgia. Prima del suo inizio, il presidente russo Dmitrij Medvedev aveva affermato che “le esercitazioni NATO in Georgia – non importa come la NATO cerchi di convincerci del contrario – sono un’aperta provocazione”. Il presidente ha continuato dichiarando che “coloro che hanno preso la decisione di condurre le esercitazioni devono assumersi la responsabilità per le loro conseguenze negative” ed ha affermato, inoltre, che tali “esercitazioni militari non possono essere condotte dove c'è stata da poco una guerra”. In un’intervista alla BBC alla fine di aprile, inoltre, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov aveva accusato i membri della NATO di dar vita ad una nuova “logica di confronto da Guerra Fredda”. 

Completamente opposta la visione georgiana. Il ministro di Stato per l’Integrazione Euro-Atlantica, Giorgi Baramidze, in risposta alle affermazioni russe ha dichiarato infatti che “le esercitazioni non sono dirette contro nessuno” e che “le considera un passo importante verso l’integrazione della Georgia nell’Alleanza Atlantica”. 

Anche gli Stati Uniti sostengono la posizione georgiana ed hanno risposto alla Russia che le esercitazioni multinazionali della NATO “non sono provocatorie” ma che “sono una parte normale delle relazioni con la Georgia”. “Lo scopo delle esercitazioni è di aiutare la Georgia a rispondere agli standard NATO”, ha spiegato Robert Wood, portavoce del Dipartimento di Stato americano. 

Le rassicurazioni ricevute, però, non sono bastate alla Federazione Russa, che ha rafforzato la sua presenza militare nelle regioni secessioniste di Abkhazia e Ossezia del Sud come parte delle “misure preventive” contro possibili azioni provocatorie contro Tskhinvali e Sukhumi. 

Il 30 aprile, inoltre, il presidente russo Dmitrij Medvedev ha firmato un trattato di cooperazione sulle linee di confine con i leader delle regioni secessioniste di Abkhazia e Ossezia del Sud, Sergey Bagapsh ed Eduard Kokoity. Il testo del trattato bilaterale recita che ciascuna delle due regioni secessioniste “delega l’autorità di garantire i suoi confini statali alla Federazione Russa nell’interesse di assicurare la sua sicurezza, finché non venga costituita una propria forza di guardie di confine”. L’accordo, quindi, concede alla Russia il controllo sui confini de facto delle regioni secessioniste, e circa 800 guardie di confine russe hanno già preso posto lungo i 160 chilometri del confine de facto tra Abkhazia e Georgia. 

La Georgia ha condannato i trattati stipulati tra Mosca, Tskhinvali e Sukhumi, mentre Stati Uniti ed Unione Europea hanno espresso la propria preoccupazione, affermando che l’azione contravviene al piano di cessate il fuoco negoziato lo scorso agosto tra Georgia e Russia. 

Due altri eventi occorsi poco prima dell’apertura ufficiale delle esercitazioni NATO hanno alimentato il clima di tensione che ne fa da sfondo. Il 5 maggio si e’ verificato l’ammutinamento di un battaglione presso la base di Mukhrovani, ad una trentina di chilometri da Tbilisi. “L’ammutinamento è stato organizzato da ex militari e coordinato con la Russia con lo scopo di impedire l’inizio delle esercitazioni militari NATO e di organizzare un ammutinamento militare nel paese su ampia scala” ha dichiarato Shota Utiashvili, capo del Dipartimento di Informazione ed Analisi del ministero dell’Interno. Nonostante una prima mobilitazione di artiglieria pesante, l’insubordinazione si è poi conclusa senza violenza. Oltre una trentina di persone sono state arrestate e le indagini sono ancora in corso. 

Il giorno successivo, inoltre, Vakhtang Maisaia, ex diplomatico georgiano che ha lavorato per quattro anni per la delegazione di Tbilisi presso la NATO, è stato arrestato con l’accusa di spionaggio a favore della Russia. Il ministero degli Interni ha dichiarato che Maisaia avrebbe passato informazioni sensibili sulla “situazione economica e militare in Georgia, il governo georgiano e l’acquisto di armamenti da parte della Georgia”. Secondo il governo di Tbilisi, Maisaia “durante il conflitto russo-georgiano ha passato informazioni sulle unità militari georgiane, sull’equipaggiamento militare e sulle postazioni dell’esercito”, e per questo sarebbe stato pagato dai russi. 

In risposta alle accuse di complotto contro il governo georgiano, il ministero degli Esteri russo ha affermato la propria estraneità ai fatti ed ha dichiarato che “non e’ la prima volta che siamo accusati senza ragione di interferire negli affari interni della Georgia. E come e’ caratteristico, ogni volta queste accuse diventano sempre più ridicole”. 

*Project Manager, UNHCR Georgia. Le opinioni espresse nell'articolo sono da attribuirsi unicamente all'autrice e non riflettono necessariamente la posizione dell'UNHCR.

Pubblicato su Osservatorio Balcani e Caucaso
http://www.osservatoriocaucaso.org/article/articleview/11376/1/210/

venerdì, maggio 15, 2009

Tbilisi, 15 maggio 2009. Continuano le manifestazioni dell'opposizione georgiana, da oltre un mese in piazza contro il presidente Saakashvili.

Da Tbilisi, scrive Maura Morandi*

Dopo oltre un mese dall’inizio delle proteste, lunedì 11 maggio il presidente Mikheil Saakashvili ed i principali leader dell'opposizione si sono incontrati per confrontarsi sulla situazione politica creatasi nel Paese nel corso delle ultime settimane. In precedenza, il presidente georgiano aveva gia’ espresso in un paio di occasioni la propria disponibilità ad incontrare i rappresentanti della popolazione scesa in piazza. Fino a qualche giorno fa, pero’, i leader avevano declinato l’offerta.

Accanto a Saakashvili hanno partecipato all’incontro Davit Bakradze, capo del Parlamento, Dimitri Shashkin, ministro del Sistema Penitenziario incaricato dal presidente georgiano di condurre i negoziati con l’opposizione, ed altri due membri del Parlamento. Da parte dell'opposizione, sono andati ad incontrare Mikheil Saakashvili nel palazzo presidenziale Irakli Alasania, rappresentante dell’Alleanza per la Georgia, Salome’ Zourabishvili, leader della Via della Georgia, Kakha Shartava, esponente del Forum Nazionale e Levan Gachechiladze, già candidato d’opposizione alle ultime elezioni presidenziali.

Nei giorni antecedenti l’incontro, i quattro leader dell’opposizione avevano manifestato soddisfazione per l’organizzazione del confronto con Saakashvili e lo avevano definito già un “successo”, perché “rappresenta la fine della tattica delle autorità georgiane di ignorare le proteste nel Paese”.

Dall’inizio delle manifestazioni, a cui in queste settimane hanno partecipato migliaia di cittadini georgiani, le autorità non sono mai intervenute. Inoltre, nonostante le proteste continuino in modo pacifico, senza però ufficiale autorizzazione, la polizia dispiegata e’ ridotta al minimo per garantire le basilari misure di sicurezza e gestire l’intenso traffico causato da alcune deviazioni nella rete urbana.

Le proteste hanno infatti semiparalizzato Tbilisi, in quanto si snodano su tre punti principali: oltre che davanti alla nuova residenza del presidente, l’opposizione ha posto decine di “celle” davanti al Parlamento, bloccando viale Rustaveli - arteria principale della città - fino a piazza della Libertà, e davanti alla televisione di Stato, impedendo cosi’ il flusso del traffico in una delle principali strade che collegano il centro con la parte nord della capitale.

“Le deviazioni causate dalle manifestazioni causano notevoli disagi alla popolazione e un intenso traffico nelle strade alternative della città” mi dice Zurab, impiegato che ogni mattina deve spostarsi da una parte all’altra di Tbilisi per recarsi al lavoro. “Saakashvili non ha fatto intervenire la polizia per sgomberare le celle dalle strade bloccate perché questa volta non vuole sporcarsi le mani, e vuole che siano i cittadini a protestare contro chi sta creando questi disagi in città”.

L’unico intervento della polizia si e’ verificato la settimana scorsa quando un gruppo di manifestanti, capeggiati da Giorgi Gachechiladze, si e’ recato davanti al quartier generale della polizia di Tbilisi per chiedere il rilascio di tre giovani attivisti che, nel corso della stessa giornata, erano stati arrestati per aver aggredito un giornalista della televisione pubblica all’uscita degli studi televisivi. Il cantante Giorgi Gachechiladze, fratello del leader d’opposizione Levan Gachechiladze, e’ diventato uno dei personaggi simbolo delle proteste iniziate lo scorso 9 aprile per aver “inventato” le celle che poi sono state riprodotte e disseminate in città ad espressione della sensazione dei cittadini in piazza che si sentono “prigionieri” dell’attuale Presidente.

Nelle schermaglie scoppiate in seguito all’irruzione dei dimostranti nel comando di polizia sono rimaste ferite, seppur in modo non grave, 29 persone, tra le quali 22 manifestanti, un giornalista e sei agenti di polizia. Il giorno successivo, dopo che la Chiesa ortodossa ha chiesto alle autorita’ di “prendere una decisione politica” e di rilasciare gli attivisti in modo da dissolvere la tensione sorta dopo gli scontri, richiamando allo stesso tempo i partiti d’opposizione a non intraprendere azioni che vadano oltre la legalità’, i tre attivisti politici sono stati rilasciati.

Subito dopo l’incontro di lunedì pomeriggio con i leader dell’opposizione, Saakashvili ha incontrato i rappresentati della minoranza parlamentare, rappresentata da Giorgi Targamadze, leader del Movimento Cristiano-Democratico. Già dopo qualche giorno dall’inizio delle proteste, Targamadze aveva avanzato alcune proposte volte a creare le condizioni necessarie per stabilire un dialogo tra opposizione e autorità. Allora, però, i leader dell'opposizione, pur non rifiutando la strada suggerita da Targamadze, avevano continuato nella loro richiesta principale: le dimissioni di Saakashvili. Dimissioni che pero’ il presidente georgiano in carica non ha nessuna intenzione di rassegnare, come egli stesso ha affermato in più occasioni.

In un messaggio televisivo alla nazione seguito agli incontri con i rappresentanti delle proteste e della minoranza parlamentare, Saakashvili si è detto soddisfatto perché “non importa quali siano stati i contenuti di questi incontri, credo che in ogni caso oggi sia il giorno della vittoria della democrazia georgiana” in quanto “siamo stati capaci di fare un passo verso più civili e costruttive relazioni nella politica”.

Una delle proposte di Saakashvili ai propri avversari per superare la situazione di stallo e’ l’istituzione di una commissione per la riforma della Costituzione, con lo scopo di “creare un sistema bilanciato, nel quale ci sia posto sia per un presidente forte che per un Parlamento forte e un giudiziario indipendente”. Il presidente, inoltre, ha offerto all’opposizione di nominare un candidato che sia a capo della commissione costituzionale, e di lavorare insieme alle autorità governative sulla riforma del codice elettorale e del sistema giudiziario.

La stampa georgiana ha riportato le diverse posizioni dei leader d’opposizione sulle proposte di Saakashvili e sulla più ampia questione del dialogo con le autorità. A conclusione dell’incontro, i rappresentanti della protesta sono stati concordi nell’affermare che tra il presidente georgiano e l’opposizione c’è una diversa percezione della crisi politica di questi mesi. “Saakashvili pensa che nel Paese sia tutto a posto mentre noi crediamo che tutto vada male”, ha affermato Levan Gachechiladze. Della stessa opinione anche Salome’ Zourabishvili, che ha dichiarato: “Abbiamo avuto una conversazione molto aperta, ma abbiamo una valutazione della crisi completamente diversa”. Irakli Alasania ha infine aggiunto che “ci sono serie differenze, ma il fatto che l’incontro abbia avuto luogo e’ un passo positivo”.

Alcuni quotidiani georgiani, inoltre, hanno messo in luce come i partiti politici d’opposizione siano divisi sulle tattiche da seguire nel rapporto con le autorità e nelle forme della protesta. Fin dall’inizio delle contestazioni l’opposizione, infatti, si e’ trovata divisa sulla questione del dialogo con le autorità governative ed alcuni leader si sono mostrati subito più aperti di altri alla negoziazione. Irakli Alasania, in una recente intervista, ha dichiarato di voler “cogliere l’occasione del dialogo” con il governo. “Penso che se le negoziazioni continueranno, avremo la possibilità di ottenere qualche margine di compromesso”, ha spiegato Alasania, “dobbiamo prendere seriamente questa occasione”. Di tutt’altra opinione e’ Nino Burjanadze, che non ha partecipato all’incontro con Saakashvili. “Personalmente - ha affermato l’ex presidente del Parlamento - credo che l’unico argomento di discussione dovrebbero essere i termini di scadenza per le dimissioni di Saakashvili. Io sono favorevole ad intraprendere azioni concrete”.

*Project Manager, UNHCR Georgia. Le opinioni espresse nell'articolo sono da attribuirsi unicamente all'autrice e non riflettono necessariamente la posizione dell'UNHCR.

Pubblicato su Osservatorio Balcani e Caucaso
http://www.osservatoriocaucaso.org/article/articleview/11326/1/210/