giovedì, maggio 28, 2009

Esercitazioni NATO in Georgia e ripercussioni a livello regionale.

Da Tbilisi, scrive Maura Morandi*

All’inizio di maggio sono iniziate in Georgia le esercitazioni militari dell’Alleanza Atlantica, in un momento politicamente difficile per il Paese. Da una parte, infatti, continuano ormai da oltre sei settimane le proteste da parte dell’opposizione contro il presidente Mikheil Saakashvili, dall’altra l’annunciato addestramento militare ha provocato una dura reazione da parte russa. 

Una ventina di Paesi membri e partner della NATO avevano annunciato inizialmente la loro partecipazione all’addestramento, che si svolge in Georgia dal 6 maggio al primo giugno. Pochi giorni prima dell’avvio delle esercitazioni, tuttavia, Kazakistan, Armenia, Repubblica Ceca, Moldavia, Serbia e due paesi membri NATO, Estonia e Lettonia, si sono ritirati. Gli stati partecipanti, oltre alla Georgia, sono rimasti 13: insieme a 9 Paesi NATO – Albania, Canada, Croazia, Grecia, Ungheria, Spagna, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti – anche 4 partner – Azerbaijan, Bosnia Erzegovina, Macedonia ed Ucraina – hanno inviato a Tbilisi oltre 300 soldati, ai quali si sono aggiunti circa 700 militari georgiani. 

La serie di esercitazioni “Cooperative Longbow-Lancer” sono organizzate ogni anno nell’ambito dei tre programmi NATO “Partnership for Peace” (Partenariato per la pace), “Mediterranean Dialogue” (Dialogo mediterraneo) e “Istanbul Cooperation Initiative” (Iniziativa di cooperazione di Istanbul), con lo scopo di migliorare la inter-operatività tra l’Alleanza Atlantica ed i suoi partner. Le precedenti tre edizioni delle esercitazioni militari si sono tenute in Moldavia, Albania e Armenia. 

L’addestramento in Georgia si divide in due fasi. Il “Cooperative Longbow 2009” è un’esercitazione che si focalizza sulle procedure delle brigate multinazionali, per migliorare la cooperazione tra NATO e Paesi partner nelle operazioni militari di risposta alle crisi. Questa prima fase si è tenuta dall’11 al 19 maggio presso la base militare di Vaziani, a circa 30 chilometri dalla capitale Tbilisi. Durante il conflitto dello scorso agosto, la base di Vaziani era stata obiettivo di ripetuti bombardamenti da parte delle forze aeree russe. La seconda fase è costituita dal “Cooperative Lancer 2009”, un training che si svolge attraverso simulazioni pratiche, che si concluderà il primo giugno. 

Sebbene la pianificazione delle esercitazioni fosse iniziata oltre un anno fa, la Russia ha fermamente condannato l’addestramento NATO in Georgia. Prima del suo inizio, il presidente russo Dmitrij Medvedev aveva affermato che “le esercitazioni NATO in Georgia – non importa come la NATO cerchi di convincerci del contrario – sono un’aperta provocazione”. Il presidente ha continuato dichiarando che “coloro che hanno preso la decisione di condurre le esercitazioni devono assumersi la responsabilità per le loro conseguenze negative” ed ha affermato, inoltre, che tali “esercitazioni militari non possono essere condotte dove c'è stata da poco una guerra”. In un’intervista alla BBC alla fine di aprile, inoltre, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov aveva accusato i membri della NATO di dar vita ad una nuova “logica di confronto da Guerra Fredda”. 

Completamente opposta la visione georgiana. Il ministro di Stato per l’Integrazione Euro-Atlantica, Giorgi Baramidze, in risposta alle affermazioni russe ha dichiarato infatti che “le esercitazioni non sono dirette contro nessuno” e che “le considera un passo importante verso l’integrazione della Georgia nell’Alleanza Atlantica”. 

Anche gli Stati Uniti sostengono la posizione georgiana ed hanno risposto alla Russia che le esercitazioni multinazionali della NATO “non sono provocatorie” ma che “sono una parte normale delle relazioni con la Georgia”. “Lo scopo delle esercitazioni è di aiutare la Georgia a rispondere agli standard NATO”, ha spiegato Robert Wood, portavoce del Dipartimento di Stato americano. 

Le rassicurazioni ricevute, però, non sono bastate alla Federazione Russa, che ha rafforzato la sua presenza militare nelle regioni secessioniste di Abkhazia e Ossezia del Sud come parte delle “misure preventive” contro possibili azioni provocatorie contro Tskhinvali e Sukhumi. 

Il 30 aprile, inoltre, il presidente russo Dmitrij Medvedev ha firmato un trattato di cooperazione sulle linee di confine con i leader delle regioni secessioniste di Abkhazia e Ossezia del Sud, Sergey Bagapsh ed Eduard Kokoity. Il testo del trattato bilaterale recita che ciascuna delle due regioni secessioniste “delega l’autorità di garantire i suoi confini statali alla Federazione Russa nell’interesse di assicurare la sua sicurezza, finché non venga costituita una propria forza di guardie di confine”. L’accordo, quindi, concede alla Russia il controllo sui confini de facto delle regioni secessioniste, e circa 800 guardie di confine russe hanno già preso posto lungo i 160 chilometri del confine de facto tra Abkhazia e Georgia. 

La Georgia ha condannato i trattati stipulati tra Mosca, Tskhinvali e Sukhumi, mentre Stati Uniti ed Unione Europea hanno espresso la propria preoccupazione, affermando che l’azione contravviene al piano di cessate il fuoco negoziato lo scorso agosto tra Georgia e Russia. 

Due altri eventi occorsi poco prima dell’apertura ufficiale delle esercitazioni NATO hanno alimentato il clima di tensione che ne fa da sfondo. Il 5 maggio si e’ verificato l’ammutinamento di un battaglione presso la base di Mukhrovani, ad una trentina di chilometri da Tbilisi. “L’ammutinamento è stato organizzato da ex militari e coordinato con la Russia con lo scopo di impedire l’inizio delle esercitazioni militari NATO e di organizzare un ammutinamento militare nel paese su ampia scala” ha dichiarato Shota Utiashvili, capo del Dipartimento di Informazione ed Analisi del ministero dell’Interno. Nonostante una prima mobilitazione di artiglieria pesante, l’insubordinazione si è poi conclusa senza violenza. Oltre una trentina di persone sono state arrestate e le indagini sono ancora in corso. 

Il giorno successivo, inoltre, Vakhtang Maisaia, ex diplomatico georgiano che ha lavorato per quattro anni per la delegazione di Tbilisi presso la NATO, è stato arrestato con l’accusa di spionaggio a favore della Russia. Il ministero degli Interni ha dichiarato che Maisaia avrebbe passato informazioni sensibili sulla “situazione economica e militare in Georgia, il governo georgiano e l’acquisto di armamenti da parte della Georgia”. Secondo il governo di Tbilisi, Maisaia “durante il conflitto russo-georgiano ha passato informazioni sulle unità militari georgiane, sull’equipaggiamento militare e sulle postazioni dell’esercito”, e per questo sarebbe stato pagato dai russi. 

In risposta alle accuse di complotto contro il governo georgiano, il ministero degli Esteri russo ha affermato la propria estraneità ai fatti ed ha dichiarato che “non e’ la prima volta che siamo accusati senza ragione di interferire negli affari interni della Georgia. E come e’ caratteristico, ogni volta queste accuse diventano sempre più ridicole”. 

*Project Manager, UNHCR Georgia. Le opinioni espresse nell'articolo sono da attribuirsi unicamente all'autrice e non riflettono necessariamente la posizione dell'UNHCR.

Pubblicato su Osservatorio Balcani e Caucaso
http://www.osservatoriocaucaso.org/article/articleview/11376/1/210/

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